Titolo: La  Ninnananna di Auschwitz

Autore: Mario Escobar

Casa editrice: Newton Compton Editori

Genere: Narrativa straniera/ storico

Anno di pubblicazione: 2020

Pagine: 256

 

TRAMA

 

In una mattina come tante del 1943, Helene Hannemann sta accompagnando i suoi figli a scuola, quando la polizia tedesca la intercetta e la costringe a tornare sui propri passi. Prende corpo così la sua paura più oscura: gli agenti delle SS intendono infatti prelevare i suoi cinque bambini e suo marito, di etnia rom.

Anche se è tedesca, Helene si rifiuta di essere separata dalla famiglia e decide di affrontare insieme ai suoi cari un destino che non avrebbe potuto immaginare nemmeno negli incubi più spaventosi. Dopo una terribile marcia attraverso il continente, Helene e la sua famiglia arrivano ad Auschwitz e si ritrovano a essere diretti testimoni degli orrori nel campo di concentramento nazista.

Suo marito Johann viene portato via, lei e i figli invece vengono assegnati alla sezione del campo destinata ai rom. Helene, in quanto tedesca e infermiera, ha però un trattamento privilegiato e lo spietato dottor Mengele le propone di gestire un asilo per i piccoli prigionieri.

Fisicamente ed emotivamente provata, Helene diventerà per loro un rifugio: con la sua vita darà una straordinaria prova di gentilezza e altruismo in grado di illuminare il momento più buio della storia dell’umanità.

 

RECENSIONE

 

La ninnananna di Auschwitz è un romanzo storico appartenente agli Insuperabili GOLD scritto da Mario Escobar.

Questo è stato il primo libro di Mario Escobar che ho letto e sono proprio contenta di aver scoperto un nuovo scrittore. Non nego di aver avuto delle difficoltà nel leggere questo romanzo, ma non perché Escobar abbia utilizzato un linguaggio complesso, oppure per delle incongruenze, ho avuto difficoltà per la storia in sé, Escobar è riuscito attraverso questo libro a farmi immergere nella storia, e mi sono quindi immedesimata un po’ in tutti i personaggi della storia, ho provato il loro dolore, la loro sofferenza, la loro stanchezza, la loro voglia di sopravvivere, di tornare alla normalità, ho provato un mix di emozioni: rabbia, dolore, ma soprattutto impotenza.

Impotenza perché, nonostante siano passati anni, in alcuni è ancora radicato quel pensiero di voler portare avanti una razza pura e quindi rom, omosessuali, handicappati… non siano degni di vivere, questo mi fa arrabbiare tanto perché significa che tutto quello che è successo non ha fatto capire che in realtà siamo tutti uguali, eh si può sembrare una frase fatta, ma è la pura e semplice verità. NON esiste una razza perfetta.

Questo romanzo sulla vita di Helene Hannemann ci fornisce un altro punto di vista attraverso cui guardare agli orrori dell’Olocausto. Voglio quindi celebrare questa fantastica donna che considero fonte di grande stima ed ammirazione, una donna che ha sacrificato tutto per salvare le vite innocenti dei bambini di Auschwitz.

Questo secondo me è uno di quei romanzi “forti” che almeno una volta nella vita vanno letti, è stato un testo talmente forte quello dello scrittore spagnolo che mi ha fatto versare qualche lacrima e mi ha riportato indietro con la memoria, in quei giorni in cui la morte per quelle persone altro non rappresentava che l’unica “Soluzione” che avevano nei confronti di una vita ormai non più degna di essere vissuta.

Voto:

5/5

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