Titolo: Era una famiglia tranquilla

Autore: Jenny Blackhurst

Casa editrice: Newton Compton Editori

Genere: Thriller

Anno di pubblicazione: 2017

Pagine: 335

 

TRAMA

Un’accusa infamante. Una pena scontata da innocente. Una bugia durata troppo tempo. Il mio nome è Emma Cartwright. Tre anni fa ero Susan Webster, e ho ucciso mio figlio di dodici settimane, Dylan. Non ho alcun ricordo di ciò che è accaduto, ma devo credere a quello che mi dicono il mio medico e la polizia, no? Ma se uno non riesce a ricordarsi quello che è successo, come può fidarsi ciecamente del fatto che gli altri gli stiano dicendo la verità? E se esiste anche una minima possibilità che mio figlio sia ancora vivo, non credete che dovrei fare di tutto per riaverlo indietro?

 

RECENSIONE

Cambiare genere ogni tanto fa bene, e così, quasi per caso, mi sono imbattuta in questo thriller che nemmeno la mia socia aveva letto! Allora mi son detta :” Sofia, questa sarà la tua prossima lettura”, e così è stato.

Purtroppo non vado molto a genio con i thriller, questo perché riesco sempre a capire chi è chi, chi ha fatto cosa etc e quindi mi perdo tutto il “ divertimento” (fanno eccezione ovviamente quelli psicologici); quindi anche in questo thriller non avevo riposto molte speranze.

Ciò che mi ha incuriosito e mi ha colpito subito di questo libro è stato il titolo “Era una famiglia tranquilla”, sembra la tipica frase che un vicino direbbe ai tg sul luogo del crimine, o almeno la mia impressione è stata questa.

La famiglia in questione è quella di Susan e Mark, spezzata in due dalla morte del figlio Dylan a causa della stessa Susan per depressione post parto.

La storia presenta diversi sbalzi temporali, ed ha inizio quattro anni dopo quando Susan esce dall’ospedale psichiatrico in cui ha dovuto scontare la sua pena e dopo aver cambiato nome cerca di rifarsi una vita insieme alla sua compagna di cella, anche lei in cerca di un nuovo inizio.

Susan sarà ovviamente la nostra protagonista indiscussa, e durante la narrazione impareremo a conoscerla; sarà un personaggio che farà sorridere spesso e allo stesso tempo porterà a chiederti “ ma davvero ha ucciso suo figlio? Una persona così non può aver commesso un omicidio, eppure le prove sono tutte contro di lei, tutto è contro di lei.

Man mano che la storia prosegue, ci saranno dei colpi di scena improvvisi che le faranno mettere in dubbio l’omicidio di suo figlio e qui Susan si trasformerà in un’altra persona, una donna mai vista prima, una madre disposta a tutto pur di riabbracciare suo figlio. Il carattere di Susan cambia, i ricordi per lei sono ancora nebbiosi e poco chiari, ma il suo tentativo di rimettere insieme i pezzi spinge anche il lettore a cercare i primi incastri per capire se quello che sta succedendo sia frutto della mente disturbata della protagonista oppure no. La foto del bambino di quattro anni che ha ricevuto, è davvero quella del figlio? Come può non essere morto? Come possono, polizia, ospedale, marito e famigliari non essersi accorti dell’errore?

Questa domanda vi terrà incollati al libro fino alla fine. Sarà infatti proprio negli ultimi capitoli che l’autrice del libro darà il meglio di sé tenendovi con il fiato sospeso, inserendo spiegazioni, colpi di scena e rivelazioni.

 Questo libro ha però i suoi pregi e i suoi difetti. Si ripete in maniera repentina il passaggio dalla storia narrata ai flashback di personaggi che non conosciamo e che, soprattutto nella prima metà del libro, è abbastanza noioso e fastidioso per il lettore. Non sempre i personaggi che incontriamo sono credibili o ben costruiti e, pur spiegando bene le dinamiche dei fatti, vi verrà spesso voglia di storcere il muso. Vi sono parti ridondanti che possono essere tranquillamente saltate e per quanto riguarda un po’ l’aspetto thriller a mio avviso è stata un po’ scontata, infatti ciò che a me è piaciuto è stato il movente che ha portato a tutto questo, ed è stato il motivo che mi ha portato a terminare la lettura e a non abbandonarla. Questo non lo considererei uno di quei thriller strong ed intensi, ma passatemi il termine… un thriller da aperitivo o da ombrellone, giusto per passare qualche ora serena, senza grandissime aspettative.  

Voto:

3/5

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