Titolo: La mia vita sospesa

Autore: Antonella Baruffo

Casa editrice: Dialoghi

Genere: Autobiografico

Anno di pubblicazione: 2022

Pagine: 86

   

TRAMA

 

L’opera nasce dall’esigenza dell’autrice di raccontare la traumatica esperienza del cancro: gli anni della malattia, delle cure e dell’inizio di una nuova vita. Il racconto ha la struttura di un diario autobiografico e ripercorre tre fasi importanti della vita dell’autrice: la disperazione per la diagnosi, la rinascita dopo le cure e la costante sensazione di sospensione con cui si cammina attraverso il tempo. Da maggio 2016 ad oggi, il libro descrive inoltre una serie di incontri significativi con persone incrociate dall’autrice. La storia testimonia come il cancro possa essere un’esperienza allo stesso tempo devastante e annichilente, ma anche formativa. Insegna a vivere una vita nuova, diversa da quella precedente, seppure “sospesa” per sempre.

 

RECENSIONE

 

Inizio col dire che sono molto contenta di aver intrapreso questa bellissima collaborazione con la casa editrice Dialoghi, ma sono ancor di più contenta ed onorata di aver avuto l’opportunità di leggere “La mia vita sospesa”. Leggere di quest’esperienza di vita mi ha fatto riflettere su quanto coraggio ci vuole non soltanto per affrontare la malattia in sé, ma in particolare per rivivere il tutto e poterlo scrivere su carta.

Attraverso così poche parole l’autrice ci racconta la sua traumatica esperienza, ci racconta di un incubo divenuto realtà e lo fa non tralasciando nulla. Si mette a nudo e ci racconta di come sia stato traumatico scoprire del cancro, di come una notizia del genere non possa esser accettata immediatamente, anzi c’è la ferma convinzione che sia tutto uno sbaglio e che non stia accadendo proprio a te.

La prima fase è quella del rifiuto, della negazione…. Proprio come nel lutto, del resto una diagnosi del genere altro non è che questo; una secchiata gelida in piena faccia che ti fa improvvisamente realizzare che la tua vita non sarà più quella di prima, che tutto cambierà e che tutto diverrà un gigante punto interrogativo.

Subito dopo c’è la fase della rabbia, perché proprio a me? Cosa ho fatto per meritarmi questo? Ho ancora molto da fare…. C’è mia figlia, forse non la vedrò più crescere… e che ne sarà del mio lavoro? Della mia famiglia? Che ne sarà di me?

Dopo la rabbia si cerca di ritrovare il controllo, ma il dolore è ancora troppo forte; la ferità è così profonda che qualsiasi tentativo sembra vano.

I continui alti e bassi portano poi ad un’estrema tristezza; la probabilità di non farcela porta ad un’evidente consapevolezza; vedere la propria vita sgretolarsi e non poter fare nulla, il senso d’impotenza portano ad uno stato di depressione tale da far toccare il fondo.

Successivamente c’è chi riesce ad “accettare” la malattia e chi invece purtroppo si abbandona, rimane inerme…. Del resto come si può biasimare una persona che sceglie di lasciarsi andare? Finché non si prova un dolore del genere, nessuno di noi può mai sapere come reagirebbe.

Posso solo immaginare quanto dolore ci sia dietro ad una notizia del genere, figurarsi ad affrontare questo calvario che è una grande e dolorosa incognita.

L’autrice con estrema grazia ci mostra la sua fragilità, ma allo stesso tempo la sua grande forza, ci mostra come l’affetto della propria famiglia sia fondamentale anche se lo si capisce soltanto in un secondo momento. La sua voglia di vivere a pieno ogni singolo attimo è qualcosa di meraviglioso. Inoltre il suo racconto non è prettamente emozionale, ma ci racconta anche una realtà del tutto pratica ovvero le varie fasi della malattia, descrive le diverse visite a cui si è sottoposta, i macchinari, i medicinali, la sala chemio etc. , si percepisce la “novità” che sta affrontando e lo rende evidente con tutte le sue domande e preoccupazioni.

Insomma un racconto ben dettagliato e che ti fa scontrare con una realtà che ognuno di noi spera, con tutte le proprie forze, di poter evitare.

Mi sembra ovvio che un libro del genere non possa avere una vera e propria recensione, e in ogni caso lungi da me dire qualcosa di negativo sul suo conto, anche perché l’ho trovato davvero emozionante, veritiero, reale, triste, forte e ricco di speranza. Anzi una cosa la posso dire, ho apprezzato moltissimo lo stile di scrittura dell’autrice e il suo modo di narrare la propria vita, anche perché per quanto possa essere una tematica di cui si parla spesso o che si sente altrettanto spesso, hai sempre sulla punta della lingua quella domanda :”Come andrà a finire?”

Grazie Antonella per averci raccontato una parte di te.

Buona lettura!

Voto:

5/5

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